Nella scheda relativa al brano Chord (1986) abbiamo segnalato l'importanza decisiva di quella composizione in virtù del fatto che in essa si definivano idee e modelli determinanti per la parabola creativa di Fedele. In particolare il riferimento era al principio di opposizione binaria, capace di generare interazione dialettica fra forze contrastanti e di trovare in elementi 'terzi' gli equilibri, gli snodi sintattici ed efficaci riferimenti percettivi.
Ne è prova inconfutabile il fatto che, a distanza di ben diciassette anni, il compositore sia tornato su quella pagina e, mantenendone intatte la forma e la sostanza, l'abbia rivisitata apponendole il titolo affine Accord. Nella nuova versione il brano passa da un organico cameristico (dieci esecutori) a una piccola orchestra nella quale, rispetto all'originale, risulta arricchito soprattutto il registro grave con l'introduzione di una parte ai contrabbassi.
La sofisticata concezione armonica, già evidente nella prima versione, diviene maggiormente palpabile nel più ampio ambiente acustico. L'interconnessione dei campi armonici sviluppa un intreccio continuo tra due rappresentazioni contrastanti, l'una statica e l'altra dinamica, attraverso le ormai ben note e caratteristiche modalità di contrazione e dilatazione del materiale. Accord si manifesta così palesemente come un campo di forze che si attraggono, si respingono, oppure trovano equilibrio formale nell'equidistanza da riferimenti comuni. In tal caso la 'non interferenza' si cristallizza in ricorrenti isole formali ordinate attraverso l'iterazione e così connotate come rituali.
Si veda anche Chord (1986).
a cura di Claudio Proietti
In our description of Chord (1986) we underlined the vital importance of the work in the context of Fedele's creative iter on account of the ideas and models defined therein. Particular mention was made of the principle of binary opposition, able to generate dialectic interaction between contrasting forces and to exploit 'other' elements to provide balance, syntactic referents and effective perceptual referents.
Clear evidence of the work's significance comes from the fact that, some seventeen years later, the composer returned to the composition and, keeping the form and substance intact, revised it and invented the similar title Accord. In the new version the original chamber ensemble (ten players) now becomes a small orchestra where, compared to the original, the lowest register in particular has been enriched by the addition of a part for double basses.
The sophisticated harmonic conception, already evident in the first version, becomes still more palpable in the wider acoustic atmosphere. The interconnection of the harmonic fields builds up a continuous association between two contrasting elements, one static and the other dynamic, through the now familiar and characteristic modalities of contraction and expansion of the material. Accord is therefore quite clearly like a field of forces that attract or repel each other, or find a formal balance in their equidistance from common points of reference. In this case the 'non interference' crystallizes into recurrent formal isles characterized by reiteration and thus suggestive of rituals.
See also Chord (1986).
by Claudio Proietti